Il prossimo 15 febbraio saranno tredici anni dall’omicidio di Vincenzo Bonifacio, la guardia giurata originaria di Stalettì scomparsa nel 2008, dopo aver fatto il giro di alcuni istituti bancari per la raccolta di denaro. Il suo corpo carbonizzato venne poi ritrovato all’interno del cofano dell’auto di servizio, nella zona tra Cardinale e Satriano. Bonifacio è stato testimone dell’accusa in un processo per omicidio contro un giovane capomafia dell’epoca che si concluse con l’assoluzione degli imputati. Dopo 13 anni non si conoscono gli autori dell’assassinio. Vincenzo era dipendente dell’istituto di vigilanza Scumaci di Catanzaro: all’epoca del suo servizio di vigilante, tra i vari compiti che svolgeva per l’istituto, ha effettuato anche la vigilanza notturna al cantiere per la costruzione di una banca a Montepaone. In quel periodo la costruzione della banca subì vari attentati intimidatori ed anche lo stesso Bonifacio fu vittima di ritorsioni. Dopo il ritrovamento del corpo carbonizzato, l’autopsia venne effettuata dal medico legale Giulio Di Mizio, incaricato dal sostituto procuratore del tempo Simona Rossi. Dagli accertamenti dell’ateneo Umberto I di Napoli che effettuò la comparazione del Dna dei familiari arrivò la conferma che i resti umani ritrovati erano di Bonifacio. Sono trascorsi 13 lunghi anni dalla morte della guardia giurata ed ancora oggi la famiglia chiede giustizia per il proprio congiunto. Le indagini sono ancora aperte e sono di competenza del sostituto procuratore in forza alla Direzione distrettuale antimafia anche con la testimonianza di alcuni pentiti. Non si conoscono ancora gli assassini di Bonifacio, né alla famiglia viene comunicato a che punto sono le indagini. L’unica certezza è che Vincenzo era una persona perbene. La moglie Francesca Lentini, i figli e la sorella Teresa Bonifacio chiedono che sia fatta luce sull’omicidio, chiedono che sia dato volto degli assassini di Vincenzo. In particolare, la sorella Teresa chiede a gran voce un incontro con il procuratore della Repubblica di Catanzaro Nicola Gratteri, perché sia ascoltata. La famiglia confida nel lavoro proficuo della giustizia e si augura che dopo tutti questi anni di buio sia data dignità e giustizia al proprio caro congiunto soprattutto in memoria dei genitori di Vincenzo che non ci sono più e che hanno atteso giustizia ogni singolo giorno della loro esistenza per quel figlio la cui morte è ancora avvolta nel mistero.
Carmela Commodaro